Fin dall'acquisizione degli impianti di Spinetta Marengo, il management di Solvay (ora Syensqo) ha costantemente investito nelle migliori e più innovative tecnologie per la rimozione degli inquinanti dovuti alle produzioni della gestione passata e precedente a quella di Solvay.
Syensqo intende ribadire la propria posizione su alcuni argomenti entrati nel dibattito pubblico e che saranno oggetto del procedimento penale.
Nel 2019, la sentenza della Corte di Cassazione ha accertato che il disastro ambientale è stato causato da altri e non da Solvay, decenni prima che Solvay acquisisse il sito di Spinetta Marengo e che la gestione Solvay (dal 2002), ora Syensqo, non ha aggravato l’inquinamento del sito di Spinetta Marengo.
Già nel 2021, un Collegio arbitrale internazionale, istituito secondo il Regolamento della Camera di Commercio Internazionale, ha ritenuto Edison, precedente proprietario dei siti industriali di Spinetta Marengo e Bussi sul Tirino, responsabile per la violazione delle dichiarazioni e garanzie contrattuali in materia ambientale in relazione alla vendita a Solvay dei due siti, avvenuta nel 2001. Le sentenze della Magistratura Italiana hanno accertato che il Piano di Caratterizzazione prodotto da Ausimont non rappresentava l’effettiva gravità della contaminazione del sito di Spinetta Marengo dovuta alle produzioni industriali storiche.
Solvay (ora Syensqo), pertanto, pur senza essere responsabile in alcun modo della contaminazione del sito di Spinetta Marengo, in stretta collaborazione con gli Enti preposti, ha dato seguito al progetto di Messa in Sicurezza Operativa e Interventi di Bonifica investendo svariati milioni di euro e applicando le migliori e innovative tecnologie disponibili per la rimozione degli inquinanti dovuti alle produzioni del passato e precedenti la gestione Solvay.
Uno dei principali interventi del progetto di Messa in Sicurezza Operativa e Bonifica del sito approvato dagli Enti di controllo è costituito dalla barriera idraulica, attiva da oltre un decennio.
Il monitoraggio continuo effettuato negli ultimi 12 anni conferma un significativo miglioramento dello stato qualitativo dei suoli e delle acque sotterranee, sia all’interno che all’esterno del sito.
Anche per quanto riguarda l’aria, le analisi confermano che i PFAS nell’aria sono inferiori ai limiti di rilevabilità.
Infine, come anche confermato dalla già citata sentenza della Cassazione, l’acqua di Alessandria è sempre stata potabile. Recentemente anche il tavolo regionale “Ambiente, clima e salute” (di cui fanno parte, oltre ai tecnici regionali, anche ARPA, esperti dell’Università di Torino e del Piemonte Orientale e i referenti delle ASL), ha concluso che “tutti i dati risultano conformi non solo agli attuali parametri di legge, ma sono anche al di sotto dei futuri parametri per la potabilità previsti dalla normativa europea che sarà in vigore dal 2026. Non sono quindi ipotizzabili rischi per la salute pubblica”.
La difesa giuridica e tecnica di Syensqo ha depositato una Nota in Procura.