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A man fuels a car with hydrogen

Verso il 2030, la sfida dell’idrogeno

Giovedì 20 Aprile

Il 20/04/2023 ha avuto luogo, presso lo stabilimento industriale di Spinetta Marengo, il primo dei cinque incontri tematici “Fabbriche Aperte Lab”, dal titolo “Verso il 2023: la

FABBRICHE APERTE LAB - Idrogeno (1)_Pagina_2

sfida dell’idrogeno”. Dopo una visita al nuovo impianto prototipi Aquivion, i cinquanta partecipanti sono rientrati nella Sala 1° Maggio, dove, organizzati in cinque tavoli e accompagnati dai professionisti Solvay in veste di facilitatori, hanno avuto modo di dialogare su quanto ascoltato e visto, esprimendo impressioni e offrendo spunti e suggerimenti.

A seguire, restituiamo un resoconto di quanto emerso ai tavoli di ascolto e dialogo. Le molte domande scaturite dalla curiosità dei presenti sono state riportate a seguire, corredate da risposta. 

 

Prime impressioni

Una volta rientrati dalla visita guidata all’impianto prototipi Aquivion, ai partecipanti è stato chiesto quali fossero le loro impressioni a caldo. In molti si sono detti stupiti che un impianto tanto innovativo sia tutto “made in Solvay”, ovvero un progetto interno frutto esclusivamente del lavoro dei gruppi di Ricerca e Tecnologia di Bollate e Spinetta.

Tanti avevano un’idea diversa dell’impianto di Spinetta, che immaginavano obsoleto, sporco e poco idoneo. Erano dunque piacevolmente sorpresi di averlo trovato innovativo, silenzioso e pulito. Hanno concordato su come la visita sia stata utile per capire che cosa c’è dentro Solvay e, di conseguenza, hanno suggerito di continuare ad aprire le porte dello stabilimento alle persone del territorio. È stata sottolineata l’opportunità di far conoscere maggiormente tutte le produzioni Solvay e le loro applicazioni, “mettendo la conoscenza davanti al frullatore mediatico”.

È stato infine rilevato quanto numerose siano le donne che lavorano in Aquivion, indice del fatto che le possibilità in Solvay non sono limitate da questioni di genere.

 

Applicazioni della tecnologia

Molti dei presenti hanno voluto approfondire il tema del “ciclo dell’idrogeno”. Il discorso ha toccato tanto i fattori geo-politici che possono influire sulla diffusione di questo tipo di tecnologie quanto il tema dell’attenzione all’ambiente, specialmente in relazione alla mobilità sostenibile. 

Le considerazioni hanno riguardato soprattutto gli ambiti di applicazione del polimero, con un forte sguardo al futuro e alle caratteristiche “green” dell’idrogeno. Ad alcuni tavoli il dialogo si è soffermato sulle auto a idrogeno e sulle esperienze nei luoghi dove vengono già utilizzate. Si è fatto notare che, per ora, tali veicoli hanno un costo superiore e una potenza inferiore rispetto alle auto elettriche. Del resto, i gruppi erano concordi sul fatto che, qualora ci fosse un allineamento di standard e performance, ne prenderebbero volentieri in considerazione l’acquisto. 

Curiosità ha destato poi la modalità con cui produrre in maniera verde la corrente elettrica.

 

L’importanza di essere curiosi

Ai partecipanti è stato domandato se fossero già a conoscenza delle attività portate avanti da Solvay per una chimica rivolta verso la transizione ecologica e l’implementazione della mobilità sostenibile.

Alcuni hanno risposto che l’opinione pubblica ha una conoscenza parziale di Solvay, motivo per cui una attività come FA LAB assume rilevante importanza ed è forse la cosa migliore che l’azienda possa fare per aprirsi a un confronto costruttivo con la cittadinanza. 

Un’altra considerazione di carattere generale ha fatto emergere come una conoscenza sommaria di un qualsiasi argomento possa portare al consolidarsi di convinzioni inesatte, che possono rivelarsi dannose: si ha paura di ciò che non si conosce, ben vengano iniziative che portano a una maggiore consapevolezza. 

In alcuni tavoli sono state fatte considerazioni sul valore della chimica, che “si trova ovunque”, e sulla divulgazione scientifica. Gli studenti presenti, in particolare, hanno sottolineato l’importanza di essere curiosi: la curiosità spinge a informarsi e a sviluppare pensiero critico.

 

Considerazioni su “Fabbriche Aperte LAB”

I partecipanti si sono dimostrati concordi nel dire che occasioni come FA LAB siano estremamente utili, per la duplice modalità dell’evento: da un lato si offre, grazie alla visita guidata, la possibilità di entrare fisicamente in stabilimento e di svilupparne una conoscenza diretta; dall’altra, la successiva parte di dialogo dà modo ai visitatori di esprimere la propria opinione e confrontarsi. 

È stata avanzata anche l’idea di aprire gli appuntamenti FA LAB a una platea più ampia, a livello regionale. Dato che, logisticamente, non sarebbe facile ospitare un numero maggiore di persone, si è consigliato di ripetere più volte ogni incontro. 

Alcuni hanno inoltre riscontrato una carenza di dibattiti pubblici su questi argomenti. Hanno perciò suggerito di creare eventi simili a FA LAB e pensati ad hoc per la politica, intesa a livello regionale, con il fine di aprire Solvay a un confronto pubblico con le Istituzioni.

Ai tavoli è stato chiesto ai partecipanti come fossero venuti a conoscenza di questo

primo evento: alcuni ne hanno avuto notizia tramite Radio Gold, altri attraverso la carta stampata, altri sono stati raggiunti direttamente via e-mail perché si erano già registrati per eventi passati. In molti, arrivati all’evento grazie al passaparola, hanno suggerito di diffondere le informazioni anche con una attività di volantinaggio, tramite manifesti affissi in luoghi strategici e frequentati e ricorrendo alle tv locali. Alcuni hanno evidenziato l’importanza di utilizzare i social network, altri hanno osservato che questi potrebbero non essere i canali di diffusione ideale, a volte troppo dispersivi.

A uno dei tavoli è stato osservato che sia importante per Solvay, come per altre aziende, sapersi confrontare con i fantasmi del passato, facendo attenzione, d’altro canto, a non banalizzare i concetti.

 

Solvay e la scuola

Ai tavoli erano presenti docenti e studenti dell’Istituto Volta e un professore del Politecnico di Torino, che, rimanendo in tema scambio, incontri e divulgazione, suggerivano di proporre delle visite presso le scuole (Scuole Superiori e Università): le persone che lavorano in Solvay potrebbero raccontare di cosa si occupano e portare delle esperienze a più livelli. 

Nello specifico, per gli alunni sarebbe bello che i professionisti Solvay portassero nelle classi una testimonianza concreta, reale, coinvolgente. Ciò sarebbe estremamente utile per far capire ai ragazzi come e in che termini ciò che stanno studiando possa trovare una realizzazione pratica, stimolando al contempo il loro interesse verso la materia. In sostanza, è stato chiesto un maggior contatto, una maggiore relazione con Solvay. 

Ci si è anche soffermati sulla tipologia di figure che lavorano in Solvay. In particolare, i professori erano interessati a capire che tipo di percorso di studi e professionale proporre ai loro studenti per indirizzarli a un lavoro nel settore. Spesso l’idea è che, trattandosi di un polo chimico, siano richiesti solo periti chimici e ingegneri. 

Gli studenti presenti hanno chiesto di poter tornare, per vedere anche gli altri aspetti dello stabilimento e visitare i laboratori, magari supportati da brevi lezioni che il personale Solvay potrebbe organizzare sulle questioni più tecniche.

 

 

La progettazione dell'impianto è tutta interna a Solvay, per quanto riguarda il processo, mentre ci avvaliamo di società di ingegneria esterne per l’ingegneria di dettaglio e la progettazione civile. Negli anni abbiamo avuto diverse collaborazioni con enti esterni tra cui università per capire meglio le caratteristiche di questo polimero,

Il processo è stato sviluppato sulla scala dei decenni. La ricerca e sviluppo nell’ambito degli ionomeri è iniziato prima del 2000. Il numero totale di persone che hanno lavorato alla definizione processo è quindi molto alto, dovendo tenere conto di tutto il personale che ha lavorato anche in ricerca e sugli impianti pilota. Anche questo impianto sta all'intorno dei tempi tipici di realizzazione degli impianti, che sono dell'ordine dei 2-3 anni.

I polimeri sono fatti da monomeri prodotti internamente e/o con tecnologia interna. I monomeri utilizzati sono il Tetrafluoroetilene ed un monomero con terminale solfonico, fatto con tecnologia proprietaria: questo differenzia i polimeri di Solvay rispetto alla concorrenza.

L’impianto utilizza corrente elettrica e vapore acqueo  generato dalla Centrale di Cogenerazione interna allo stabilimento.

 

L’impianto contiene moltissimi filtri. Per alcuni ci si affida a misure di pressione, in cui l’alta pressione indica una possibile ostruzione, per altri la misura di bassa pressione indica una possibile rottura del filtro, in altri casi ancora ci si affida a ispezioni programmate.

E’ presente un’infustatrice automatica, cui si imposta il peso

Sì, per tutto quello che riguarda i reagenti liquidi e gassosi. Viste le elevate richieste di purezza del prodotto, i solidi invece devono essere caricati a batch, attraverso l’uso di opportuni serbatoi mobili.

E’ un impianto del settore fluidi che produce prodotti del tutto scollegati rispetto alla filiera dell’Aquivion.

Le tre applicazioni principali sono nella produzione di idrogeno (elettrolizzatori che trasformano corrente elettrica e acqua in idrogeno), fuel cell, che trasformano l’idrogeno e l’aria in acqua e corrente elettrica, anche per il trasporto su gomma, ed infine batterie a flusso. Queste ultime sono speciali batterie con reagenti liquidi che permettono di immagazzinare energia.

I clienti principali sono aziende che costruiscono fuel cell per autotrazione, oppure elettrolizzatori. In base alle strategie delle singole aziende, a volte si tratta delle case automobilistiche stesse, a volte si tratta di altre aziende che forniscono dei manufatti ai clienti finali. 

 

L’impianto è già su un sito industriale e ha lo scopo di vendere prodotti commerciali a clienti. I successivi passaggi di scala sono in corso di valutazione tecnico ed economica e l'impianto prototipi aiuterà ad avere basi tecniche e ad effettuare le migliori scelte tecnologiche per la successiva progettazione.

Immaginiamo un’auto con un’autonomia delle tradizionali auto a benzina e il cui pieno sia facile e rapido come le auto a benzina, ma che nelle zone altamente urbanizzate non produca gas di scarico inquinanti .

Ad oggi Aquivion non ha trovato dirette applicazioni in campo medicale.

Gli sfridi di lavorazione vengono -quando possibile - recuperati per generare ulteriore prodotto. Quando ciò non è possibile, diventano rifiuti che vengono poi conferiti ad appositi smaltitori autorizzati.

Le acque in uscita dall’impianto vengono trattate due volte. A bordo impianto è presente un impianto di pre-abbattimento a carboni attivi, che vengono rigenerati periodicamente. Le acque vengono poi conferite ad un trattamento centralizzato. Viste le dimensioni limitate dell’impianto e delle correnti in uscita non sono previsti ricicli che verrano studiati per la taglia successiva.

Ad oggi non abbiamo ancora la capacità per farlo, ma nel solo anno 2020 esistono più di 100 pubblicazioni scientifiche che si fanno esattamente questa domanda. La comunità scientifica sta ancora evidenziando i pro e i contro. Uno dei principali problemi è la presenza di organismi che rischiano di compromettere il tempo di vita dei prodotti nelle applicazioni.

Rendere un processo completamente sostenibile è un processo a carico di diverse funzioni, non di una sola; esistono figure e funzioni nell’ambito di Solvay con il compito di verificare che la sostenibilità del processo sia stata considerata come criterio di progettazione, nel caso di progetti nuovi, o nelle modifiche implementate se si tratta di modifiche di processi esistenti. Esistono anche processi di revisione dei processi esistenti proprio perchè la sostenibilità stessa si evolve come concetto nel tempo.

Il sito di Spinetta Marengo ha una roadmap di sostenibilità con l'obiettivo di carbon neutrality entro 2030 in linea con Solvay One Planet.

 

Il processo di produzione di alcuni polimeri fluorurati tra cui Aquivion prevede l'utilizzo di  piccolo quantitativi di tensioattivi fluorurati (cC6O4); Aquivion, grazie ad un ingente investimento in ricerca e sviluppo, ha sviluppato una programma per la transizione ad un processo che non preveda l’uso di tensioattivi fluorurati qui in allegato la roadmap di Solvay che ha come orizzonte di completamento il 2026.

 https://www.solvay.com/sites/g/files/srpend221/files/2023-03/Phasing%20out%20Fluorosurfactants%20V2.pdf

Per Solvay la sicurezza è un valore fondamantale. Sia durante la progettazione che durante la gestione quotidiana dell’impianto sono state messe in atto tutti i migliori standard per garantire la sicurezza degli operatori e degli impianti. L’impianto è molto strumentato, automatizzato e gestito da una sala controllo, così da poter monitorare in tempo reale l’andamento di tutti gli step di lavorazione

 

Esistono già auto ad idrogeno, e il problema tecnico dello stoccaggio a bordo auto è già stato risolto. Sicuramente la densità energetiche giocano a sfavore dell’idrogeno, ma questo è più un limite economico che tecnico. Per questo motivo ci sono aziende che hanno valutato la possibilità di avere produzione di idrogeno direttamente nei pressi della stazione di ricarica.

Le soluzioni per lo stoccaggio dell’idrogeno sono molte e molto diverse le une dalle altre. Applicazioni fisse o mobili hanno necessità molto diverse e accesso a tecnologie molto diverse tra loro: per esempio ad oggi non si hanno notizie di stoccaggi mobili di idrogeno liquido, viste le caratteristiche chimiche dell’idrogeno. Sono in corso studi per cercare materiali leggeri e resistenti, tipicamente compositi, ma anche applicazioni a base di idruri metallici, che funzionano come “spugne” e assorbono o rilasciano idrogeno. Certamente una soluzione unica che copra tutte le  esigenze ancora non è stata trovata.

Solitamente con autovettura a idrogeno si parla di un’auto contenente una fuel cell. La fuel cell, o cella a combustibile, è un apparecchio che scinde la molecola di idrogeno, in protoni  carichi positivamente e gli elettroni carichi negativamente e costringe i due a percorrere due cammini diversi. Gli elettroni sono quelli che generano la corrente elettrica. Protoni ed elettroni si incontrano poi in una zona ricca di aria, dove si trasformeranno in acqua. E’ poi il motore o i motori elettrici che muoveranno le ruote consumando questa corrente elettrica.